Il crepuscolo della politica all’esame degli studiosi

dalla Redazione

Pomeriggio di tarda primavera. Metti intorno ad una piattaforma web politologi, filosofi, studiosi di comunicazione e marketing. Tutti intenti a capire le cause e le conseguenze di quella che Marco Valbruzzi, curatore del primo numero del 2020 della rivista Paradoxa della Fondazione internazionale Nova Spes, ha chiamato con chiaro intento provocatorio “L’eterno crepuscolo della politica”. Una condizione ormai presente da anni quella della crisi del “politico”, manifestatasi attraverso varie forme: crisi dello Stato-nazione, crisi delle ideologie, crisi dei partiti, crisi della democrazia secondo l’accezione e l’interpretazione più pessimistica. A discutere di questo si sono ritrovati, giovedì 27 maggio 2021, oltre a Marco Valbruzzi, anche Gianfranco Pasquino, Giacomo Marramao e Francesco Giorgino. Molti gli studenti del Master in Comunicazione e Marketing politico ed istituzionale della Luiss, diretto dal prof. Giorgino, intervenuti numerosi al seminario.

L’introduzione è stata a cura di Valbruzzi, tra l’altro docente del Master nel modulo di Leadership e Management politico e istituzionale. Occasione utile quella della sua introduzione per sottolineare tre possibili significati della parola “politica”: come sfera d’azione e quindi come “luogo”; come insieme di regole e di modelli comportamentali e quindi come “perché”; e infine come esito del conflitto e quindi come “cosa”.

Il professor Giacomo Marramao ha affrontato in particolare una conseguenza della crisi della politica: la sindrome populista. Lo ha fatto evidenziando la domanda di confine che è scaturita come effetto dell’uso della delegittimazione come strategia politica, ma anche per annotare la perdita di autorità da parte del potere, che è appunto uno degli elementi connotativi della politica in quanto sistema.

Il professor Giorgino ha subito evidenziato che la politica si è separata dal potere, il quale oltre ad aver perso autorità si è privato gradualmente nel corso degli anni anche della necessaria autorevolezza. L’intervento del direttore del Master Luiss in Comunicazione e Marketing politico e istituzionale ha preso le mosse da una considerazione quasi contradditoria: la presenza di un deficit di offerta di politica e contestualmente di un aumento della domanda di politica in quanto policy. Una domanda che ha preso le direzioni più disparate fino a quella, paradossale, di negare l’essenza stessa del “politico” che è la capacità e quindi il potere di cambiare una società in un determinato contesto spazio-temporale.

Giorgino ha messo in evidenza come il XXI secolo sia il secolo delle micro narrazioni individuali che hanno sostituito le macro narrazioni del Novecento e come alle ragioni della rappresentanza siano subentrate in misura enfatica quelle della rappresentazione. Sulla mediatizzazione il professore della Luiss School of Government ha individuato sei conseguenze: l’abuso della logica binaria e referendaria; l’attenzione riservata al consenso non solo abilitante, ma anche confermante; la presenza di strategie di marketing politico nella versione MOP (market oriented party) di Lees-Marshment; l’interlocuzione più con i pubblici che con le opinioni pubbliche; l’intimizzazione della politica e la erosione dei confini tra gli spazi di palcoscenico e quelli di retroscena, per dirla con Goffman; l’indebolimento della specializzazione e la fragilità delle competenze.

Il professor Pasquino, tra i politologi italiani più noti, ha escluso l’ipotesi che la crisi del “politico” possa corrispondere alla crisi della democrazia e ha invitato a considerare la dimensione ontologica della crisi medesima come elemento in grado di generare la continuità della dimensione trasformativa della politica.