Il futuro del lavoro e delle professioni

di Roberto Zarriello

Anche nel 2021 la pandemia influenzerà molti settori della nostra vita e comporterà un necessario “reskilling” in termini di conoscenze e competenze. Da una recente indagine del “Cegos Observatory Barometer” che ha cercato di comprendere i cambiamenti che riguardano il mondo della formazione, anche a seguito dell’emergenza Covid-19, emergono tre competenze fondamentali su cui puntare per l’imminente futuro del mondo del lavoro e delle professioni.

La capacità di adattamento, intesa come flessibilità mentale per adeguarsi ai cambiamenti di vita e lavoro determinati dalla pandemia ma anche come resilienza, che è la capacità di reagire imparando dalle sconfitte e dalle difficoltà per trasformare le criticità in opportunità.
La comunicazione digitale, che vuol dire saper comunicare e gestire i contenuti seguendo le regole imposte dalla digital transformation: scrivere sul web in maniera efficace, conoscere le modalità Seo, saper padroneggiare le tecniche di video-making e di video-editing, conoscere e applicare le strategie del digital marketing, saper creare e gestire blog, produrre magazine online, amministrare siti web e profili social, saper parlare in pubblico sfruttando le caratteristiche del web 2.0.

Il “remote management” (inteso come efficacia e produttività gestionale di un team “a distanza”) è un’altra skill molto richiesta perché lo smart working si è diffuso in maniera esponenziale negli ultimi mesi e molte aziende punteranno sempre di più su figure in grado di rendere altamente produttiva questa metodologia di lavoro.
La ricerca ha coinvolto 250 manager delle Direzioni Risorse Umane e 1780 impiegati, quadri e dirigenti di 4 paesi: Italia, Francia, Germania e Spagna. Dall’indagine emerge uno scenario interessante con l’86 per cento che ha aggiornato i propri programmi e il 46% che ha spostato tutta la formazione sull’online.

Per quanto riguarda il nostro Paese, si evince un forte gap in ordine alla padronanza delle soft skill rispetto alla media europea (34% rispetto al 43% della media UE), mentre restano criticità anche rispetto alla padronanza delle skill digitali. Oltre alla pandemia, sarà la digital trasformation a cambiare ulteriormente lo scenario del mondo del lavoro. Ecco il trend dei prossimi 5 anni evidenziato in tre dati che ci mostrano come il cambiamento (già in atto) porterà a mutazioni economico sociali davvero rilevanti:

  • più 54% di nuove professioni per cui si richiede una formazione completamente nuova;
  • più 43% di nuovi impieghi;
  • 28% di “vecchi” lavori che saranno ridimensionati o sostituiti.

La formazione mirata sui temi della digital trasformation diventerà fondamentale per 3 lavoratori italiani su 4 per i quali si prevedono cambiamenti notevoli rispetto al contenuto delle proprie mansioni. E come sottolinea anche il CEO di Cegos Italy, Emanuele Castellani, riferendosi all’anno precedente, fortemente influenzato dalla pandemia, “nel giro di pochi giorni le soft skill si sono trasformate da capacità essenziali per il futuro a capacità imprescindibili per il presente. Ora non si può che farle davvero proprie”. Allo stesso modo, si evidenzia come durante il lockdown “le aziende abbiano accettato la sfida del digital learning, soprattutto sincrono, ovvero tramite aule virtuali, che hanno il vantaggio di replicare e conservare alcuni degli aspetti più apprezzati della formazione presenziale, come l’interazione con il trainer e il confronto con gli altri partecipanti”. La conclusione è che si andrà sempre più verso un utilizzo misto delle due modalità”.

L’impatto del COVID e, in particolare, dell’isolamento forzato, hanno fortemente condizionato la formazione. Sempre in base alla ricerca del Cegos Observatory Barometer, l’86% degli specialisti delle Risorse Umane ha adattato l’offerta formativa aziendale durante il periodo di lockdown, con un 46% che ha convertito l’iniziale formazione in aula in formazione online e un 29% che ha istituito nuovi percorsi formativi proprio a seguito dell’emergenza sanitaria.

Il 77% dei dipendenti intervistati (contro il 64% della media europea) ha frequentato un corso di formazione a distanza. Un effetto che sarà sicuramente duraturo secondo gli specialisti HR, che per l’80% ritengono che anche nei mesi successivi alla crisi sanitaria vi sarà un incremento della formazione online.

Le modalità digitali utilizzate per erogare la formazione durante il lockdown sono state in primo luogo virtual classroom e webinar (73%), seguiti da moduli e-learning (46%) ed e-coaching (29%). Lavorare efficacemente da remoto, gestire team a distanza e guidare progetti a distanza sono stati gli argomenti maggiormente trattati.