Il Sud e la sua ripresa. Società civile decisiva
di Domenico Fracchiolla
Quanta importanza rivestirà il Mezzogiorno nell’agenda politica del governo Draghi? Quanta parte avrà nella Nuova Ricostruzione, di cui ha parlato il neo Presidente del Consiglio nel discorso per la fiducia al Senato, insieme allo spirito repubblicano delle scelte coraggiose, espressione alta e nobile della politica nei momenti difficili?
Da Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ebbe a dire pubblicamente “L’Italia cresce, solo se cresce il Sud”. Ad un’analisi delle dichiarazioni e dei primi passi del governo, risulta evidente la volontà di perseguire il modello di crescita per l’Italia basato sull’affrancamento del Sud. Il monito di far tesoro dell’esperienza di “un passato che spesso ha deluso la speranza” è una dichiarazione d’intenti che pone il focus sulla necessità di “irrobustire le amministrazioni meridionali”. Come infatti dimostrano le gravissime responsabilità nelle difficoltà di spendere i fondi europei, soprattutto i fondi strutturali, (fermi al 40% di quelli stanziati negli ultimi anni) i nodi dell’impreparazione della pubblica amministrazione, dell’inefficienza del sistema giudiziario civile, della scarsa concorrenza, del fisco nemico ed in generale dell’illegalità, sono le strozzature allo sviluppo del Sud che Draghi si propone di risolvere.
Le proposte di “Super Mario” in questi ambiti, “pragmatiche” e “concrete”, presentate nel discorso sulla fiducia al Senato, includono il valore della coesione sociale e territoriale, richiamata dall’UE. Francesco Giavazzi, consigliere economico di Draghi, dalle colonne del Corriere della Sera del 30 gennaio già sosteneva che le riforme strutturali su giustizia e pubblica amministrazione, indicate nello schema proposto dall’UE, andavano considerate come le variabili cruciali per tradurre il Recovery Plan in crescita. Attesa l’arretratezza del Sud in questi ambiti, è evidente che la forza e la capacità del governo di realizzare finalmente queste riforme qualificherà l’attenzione del potere esecutivo verso il Mezzogiorno. In particolare, per la Pubblica Amministrazione, Draghi sottolinea la necessità di una maggiore preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici e un aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici. E’ di oggi la firma, per iniziativa del ministro Brunetta, del patto per l’innovazione del lavoro lubblico e della coesione sociale siglato a Palazzo Chigi con i tre sindacati confederali. Nel campo della giustizia civile inoltre si evidenzia la necessità di dare attuazione e applicazione ai decreti di riforma in materia di insolvenza.
Passando all’economia, sul piano generale grande attenzione è posta da Draghi alla creazione di un ambiente favorevole all’impresa e agli investimenti, proponendo cambiamenti di alcuni modelli di crescita, ormai superati, e la creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani che affrontino le piaghe della disoccupazione e dell’emigrazione per necessità. L’esempio del turismo evidenzia l’attenzione posta per il Sud, dove questo settore ha enormi potenzialità e già rappresenta un segmento fondamentale dell’economia. Anche il richiamo al ruolo strategico degli investimenti pubblici di manutenzione delle opere e della tutela del territorio, delle infrastrutture dell’alta velocità e dei trasporti pubblici locali, sembra indirizzarsi soprattutto al Sud, dove queste opere mancano di più. Il nuovo approccio sistemico emerge nella complementarietà del turismo e del fare impresa con le altre priorità generali, che coniugano la capacità di preservare città d’arte, luoghi e tradizioni, con la protezione dell’ambiente e della biodiversità, la digitalizzazione, l’agricoltura, la cura della salute, ed il sistema educativo. La riforma fiscale diventa l’architrave portante di tutto il capitolo economico, soprattutto se si realizzeranno le aree di fiscalità agevolata per attrarre investimenti e ripopolare zone interne. Draghi sottolinea il carattere prioritario di questa riforma per realizzare gli obiettivi dichiarati, portando il caso della Danimarca come esempio virtuoso di graduale riduzione del carico fiscale che riesce a preservare la progressività del sistema impositivo.
Se le riforme strutturali presentante nel discorso sulla fiducia non saranno realizzate o saranno ritardate dalla mediazione partitica, le straordinarie risorse di cui il Sud è beneficiario per il Recovery Plan, secondo i criteri validati dall’UE, rischiano di essere perse o sprecate. I relativi progetti di spesa, sui quali si è concentrata, ad oggi, l’attenzione della politica, diventerebbero a qual punto, almeno per il Sud, un altro libro dei sogni o delle opere incompiute. Sarà importante vigilare che la porzione dei 210 miliardi per sei anni destinata al Sud non venga ridotta. I criteri di ripartizione delle risorse a fondo perduto sono infatti per il 68% concentrati nelle regioni del Sud (elaborazione Fondazione Bruno Visentini).
Alle forze migliori e sane della società civile meridionale, spetta il compito di controllare, selezionare e sostituire una classe dirigente co-responsabile del mancato sviluppo del Sud ed incapace, nel recente passato, di utilizzare al meglio i fondi europei erogati con i relativi piani di investimento. La posta in gioco è troppo alta perché il Mezzogiorno perda anche questa volta il treno della crescita.