L’arte, i social e la politica. Il dialogo con le donne
di Nausica Colozzo
L’arte e la politica parlano al femminile, rivolgendosi alle donne e alla società. Questo è il messaggio insito nel provocatorio esperimento artistico di aleXsandro Palombo, street artist già famoso per il suo impegno in campo sociale, a favore della sensibilizzazione collettiva sul tema della violenza sulle donne. Il suo ultimo progetto, dall’eloquente titolo “Just because I am a woman”, apparso nel novembre del 2019 per le strade di Milano, è stato acquisito dal Museo delle arti decorative del Louvre di Parigi, divenendo a tutti gli effetti parte della collezione nazionale. L’ambizioso progetto vede rappresentate sette donne leader mondiali e idealmente legate al concetto di empowerment femminile. L’artista ha trasfigurato i loro volti con lividi e graffi, per richiamare l’attenzione sulle vittime di violenza. Le donne raffigurate sono Angela Merkel, Hillary Clinton, Michelle Obama, Alexandria Ocasio-Cortez, Brigitte Macron, Aung San Suu Kyi e Sonia Ganghi. Sotto i loro visi, campeggia visibile la scritta “Sono vittima di violenza domestica, vengo pagata poco, ho subito mutilazione genitale, non ho diritto di vestire come voglio, non posso decidere chi sposare, sono stata violentata. La violenza contro le donne è un problema globale, che tocca chiunque, senza distinzione di razza, classe o religione”.
Il messaggio rivoluzionario risiede proprio nella scelta delle protagoniste femminili: donne legate al mondo politico direttamente o indirettamente, impegnate da anni nella lotta per i diritti di tutti, al fianco delle minoranze, a favore degli ultimi; ma anche donne particolarmente note per la loro determinazione, il senso di cambiamento che intendono rappresentare, la tenacia come loro tratto distintivo. La scelta delle immagini, oltre a voler provocare chi si trova dall’altra parte, ha la grande forza di creare empatia con il ricettore dell’immagine, rendendo la violenza di genere un fatto veramente universale, che potrebbe colpire una qualsiasi donna, persino la donna leader d’Europa Angela Merkel.
D’altro canto, aleXsandro Palombo, è un po’ l’Andy Warhol della street art milanese, capace di amalgamare il linguaggio contemporaneo all’attivismo sociale e politico, senza perdere i tratti caratteristici dell’immediatezza e della capacità di provocare. Le sue opere, a metà tra la satira e la pop art, vedono una realtà a tinte forti, ribaltando il paradigma culturale della diversità e dell’etica dei diritti umani e civili.
Ad ogni modo, per coloro che ancora non conoscono il rivoluzionario artista pop, si sappia che aleXsandro Palombo non è nuovo a questo genere di provocazioni: già in passato, in occasione della Festa della Donna, l’artista aveva “rifunzionalizzato” le principesse Disney, raffigurando Cenerentola in divisa da carabiniere che salva Ariel dalla violenza del principe; celebre inoltre la comparsa di Lady Diana, sempre sotto le vesti di una principessa Disney, resa bulimica e infelice per richiamare l’attenzione sui disturbi alimentari delle più giovani.
Adesso, quest’ultimo progetto artistico offre la possibilità per uno spunto riflessivo sulla situazione generale e sull’urgenza della società civile di farsi protagonista, di partecipare attivamente e problematizzare quelle che la società avverte come urgenze. Le principesse Disney infelici, le donne leader mondiali vulnerabili sono davvero cose tanto irreali? Nell’era del Me Too, dei social network che dettano l’agenda politica, di Instagram come nuova agorà politica e socioculturale, dove l’influencer del giorno parla di diversità e gender gap, dove basta un volto con un segno di rossetto rosso per mostrare solidarietà alle donne, cosa possono fare l’arte e la politica per rispondere alla società civile?
Il problema riguarda proprio tutti. Anche nei Paesi del moderno Occidente la discriminazione verso il mondo femminile e gli stereotipi di genere sembrano tutt’altro che risolti: partendo dal lavoro, dove l’occupazione femminile resta a livelli molto bassi, fino a una debolezza intrinsecamente strutturale che vede le donne alle prese con una conciliazione non sempre facile tra vita privata e mondo lavorativo. Il gender gap riguarda anche la rappresentatività e la (non) presenza delle donne nelle istituzioni, così come vige ancora una discriminazione di stampo fortemente culturale.
AleXsandro Palombo, in maniera totalmente irriverente, mette la politica di fronte al problema e la invita a farsi carico delle proprie responsabilità, promuovendo un’arte totalmente democratica e fruibile da tutti. Il progetto artistico, tuttavia, non intende focalizzare l’attenzione solo sull’aspetto destruens della denuncia sociale. Al contrario pone l’accento sull’aggettivo costruens e declina un messaggio forte in chiave totalmente funzionale all’azione, un atto di accusa al sessismo per la costruzione di un domani veramente inclusivo.
L’arte parla donna, si potrebbe dire, ma parla anche di un cambiamento di paradigma culturale e sociale. Allora, la domanda immediatamente adiacente è se la politica saprà parlare alla moltitudine e se saprà rendersi interprete di istanze collettive.
Infatti, la denuncia pop di aleXsandro Palombo va di pari passo con l’esperienza digitale che presuppone l’essenzialità del messaggio e al contempo la rapidità della conversazione digitale, la quale trasforma ogni dibattito -dal più banale al più sostanziale- in un virtuale face to face, accorciando la distanza tra gli intermediari e moltiplicandone le voci. In questo senso, l’arte e i social media diventano generatori di cultura e impongono il flusso della comunicazione, influenzando, se non determinando, l’agenda setting. Un tempo i giornali, la radio e la televisione erano i principali fautori della communis opinio, oggi, invece, la politica deve tenere presente l’operato dei ‘nuovi’ mezzi di comunicazione, a maggior ragione da quando un hastag ha rivoluzionato il dibattito sociopolitico e Instagram si tinge arcobaleno nel mese del pride.
Proprio i social media si fanno promotori di battaglie culturali che esigono trasformarsi in urgenze sociali: basta un click per condividere una posizione, basta un post per condividere un’esperienza e basta qualche repost per creare o far parte di una community. Allo stesso tempo, volti abbastanza noti possono sfruttare la loro popolarità online per incrementare l’engagment rispetto a tematiche sociali e culturali.
Anche la scelta del Museo delle Arti Decorative del Louvre di inserire le opere nella collezione permanente e l’annuncio da parte dell’artista fatto direttamente dal profilo personale Instagram evidenziano l’urgenza di un’azione condivisa e concreta verso i problemi di genere e sociali, alla quale i volti della politica non possono restare a lungo insensibili. Tutto ciò, nella speranza che il triangolo società-comportamento digitale-politica sia di buon auspicio per un’uguaglianza sostanziale e non solo sulla carta.