Le donne, il potere, i valori

di Paola Severino

Tante sono state le occasioni per celebrare uomini e donne che, col verificarsi di eventi eccezionalmente gravi, hanno dato prova di grande coraggio e determinazione. Siamo ora alla conclusione di un anno tragico, che ci ha portato via una generazione di anziani ed avrà ricadute sul futuro dei nostri giovani, oltre ad aver seriamente messo in crisi l’economia mondiale. Un anno nel quale il ruolo svolto da alcune donne, per rafforzare il disegno comune europeo, per combattere la pandemia, per consolidare lo Stato di diritto, merita un particolare apprezzamento. Quanto al tema europeo, credo sia chiaro a tutti quanta influenza abbiano esercitato sul progetto comune per combattere la crisi conseguente alla pandemia personalità come quella di Ursula von der Leyen, di Christine Lagarde e di Angela Merkel. La prima, ha rilanciato – nonostante il sopraggiungere dell’emergenza Covid – un progetto ambizioso in tema di ambiente, sostenibilità e attenzione ai giovani, che ormai noi tutti conosciamo come Next generation Eu, promuovendone temi e modelli di soluzione. Non avrebbe però potuto farlo se la presidente della BCE Lagard, superando l’ostacolo rappresentato da una pronuncia della Corte Costituzionale tedesca, non avesse perseverato nell’idea di garantire misure finanziarie eccezionali per far fronte a situazioni di emergenza a loro volta eccezionali.  Quanto alla Cancelliera tedesca, ci sono state due recenti occasioni in cui i suoi discorsi hanno suscitato unanimi reazioni di plauso. Nella prima, ha chiaramente rappresentato al popolo tedesco la necessità di proseguire anche durante le festività natalizie nel sacrificio del distanziamento, necessario a sconfiggere il nemico invisibile che aggredisce non solo il nostro corpo ma anche le nostre tradizioni più radicate. Nel farlo, è riuscita a coniugare in maniera insuperabile fermezza, comprensione e commozione, condividendo con chi la ascoltava sentimenti che non è facile mostrare in occasioni pubbliche. Nella seconda, è riuscita a sbloccare il progetto europeo del recovery fund, senza recedere dall’idea che gli Stati i quali non garantiscono l’indipendenza della magistratura, la libertà di stampa e la tutela dei diritti umani e dunque non rispettano i principi dello Stato di diritto possano e debbano essere chiamati a rispondere dalla Corte di Giustizia della violazione dei valori fondanti del Trattato europeo.

Anche oltre Oceano si è levata una voce femminile, inattesa dai più, a tutela della legalità: quella di Amy Barrett, l’ultima dei giudici nominati da Trump, la quale ha votato contro l’accoglimento del ricorso promosso dal Procuratore del Texas. Una donna che ha sempre, nella sua brillante carriera di avvocato e giurista, coltivato il valore del merito, al di là del credo religioso o dell’ideologia politica. Lo ha riaffermato innanzi la Corte di Giustizia del Senato, sottolineando che “non è mai appropriato che un giudice imponga le convinzioni personali sulla legge, sia che derivino dalla fede che da qualunque altra cosa”.

Quanto al tema della lotta alla pandemia, la rivista economica Forbes, ripresa poi da Cnn e da questo giornale ha sottolineato che l’approccio diretto, creativo, e pratico tenuto da ben 7 leader donne ha consentito di gestire in modo migliore la crisi sanitaria. Si tratta di un ampio spettro di Paesi, dalla Nuova Zelanda a Taiwan, passando per Germania, Norvegia, Danimarca e Finlandia, guidati da donne la cui trasparenza, risolutezza, capacità di dialogare anche attraverso i media in maniera semplice ed efficace hanno consentito di sconfiggere più velocemente la pandemia attraverso regole che la gente non subiva, ma condivideva perché le considerava ragionevoli. Ed è proprio sul tema della condivisione delle regole che questi modelli di donne al Governo hanno trovato la chiave di volta del loro successo. Una nuova forma di leadership femminile, dunque, basata anche su altri valori solidi, come la famiglia e i figli, che nel percorso di maturazione degli ultimi anni e nell’esempio di alcune delle leader citate, non sono più visti come ostaUrsula von der Leyencoli alla carriera, ma, se accompagnati dal sostegno statale e sociale, ne favoriscono la crescita. Un modello alla cui realizzazione tutti, donne e uomini insieme, dovremmo contribuire.

 

Articolo precedentemente apparso su La Repubblica. Riprodotto su Luiss Open il 21 dicembre 2020.