L’intelligenza artificiale nel settore della comunicazione
di Francesca Di Lazzaro
Nessuno può dubitare ormai del fatto che l’intelligenza artificiale (“IA”) si stia introducendo in ogni aspetto della vita quotidiana. E’ infatti del tutto evidente che gli strumenti digitali abbiano raggiunto livelli di interazione e integrazione con le attività umane in passato ritenuti quasi fantascientifici.
Per quanto riguarda il settore della comunicazione, sappiamo che esistono numerosi software in grado di fornire soluzioni ad ogni nostra necessità. Si pensi a Hemingway, app di scrittura assistita, che è in grado di operare una revisione testuale degli articoli scritti da un human being evidenziando in colori diversi le frasi troppo lunghe, quelle troppo complicate, gli avverbi da sostituire e così via. Ecco, se da questo primo esempio sembrerebbe che l’intervento dell’IA in questo settore sia limitato a semplici correzioni formali, i nuovi tools dimostrano invece molto di più.
Procediamo per gradi e partiamo da un principio generale: l’autorialità. Secondo l’ordinamento giuridico italiano (e non solo) viene considerato autore colui che realizza un’opera creativa o, come direbbero gli studiosi a seguito della celebre sentenza “Infopaq”, un’opera che presenti la personal imprint of the author. Questo principio viene espressamente previsto dall’art. 1 della legge italiana sul diritto d’autore.
Nel caso in cui a realizzare l’opera sia un essere umano che si serva di un’app la quale fornisca correzioni meramente stilistiche, l’autorialità dell’autore dovrebbe, in teoria, rimanere incontestata: l’app, infatti, suggerisce modifiche stilistiche al fine di rendere il testo maggiormente fruibile e di facile consultazione. Ci si chiede: posto che il diritto d’autore protegge la forma di estrinsecazione di un’idea e non l’idea in sé, il fatto che un articolo venga modificato dietro suggerimento di un’app vuol dire che l’app sta partecipando al processo creativo? Vuol dire cioè che anche all’app spetterebbe un riconoscimento come autore? Si tratta di semplici riflessioni: in casi come questo, infatti, è sempre l’essere umano che stabilisce come riorganizzare il discorso e come determinare i contenuti da trattare.
La disquisizione non è priva di rilievo e, anzi, assume un valore sempre più centrale, man mano che ci avviciniamo a forme di IA appartenenti a tools di strong technology (e dotate, quindi, di una maggiore auto-direzione e facoltà di scelta). Cos’ argomentando siamo giunti ad uno dei temi principali: la disponibilità di forme di IA, e nel prosieguo ne vedremo alcune, in grado di completare (secondo vari livelli) l’attività umana di redazione di articoli, saggi, post, ecc. In questi casi, può l’opera essere protetta secondo la normativa vigente? Chi è l’autore?
Nel caso di opere letterarie, sappiamo che la tutela primaria è rappresentata da quella conferita dalla menzionata legge sul diritto d’autore, la quale sembra essere basata su un approccio di tutela human-oriented (come potrebbe essere altrimenti?). Il che è abbastanza evidente da alcuni articoli della legge stessa. Si pensi, ad esempio, all’articolo 25 della legge sul diritto d’autore il quale recita: “I diritti di utilizzazione economica dell’opera durano tutta la vita dell’autore e sino al termine del cinquantesimo anno solare dopo la sua morte”. Nel caso in cui l’IA realizzi un’opera, e nel caso in cui essa sia dotata di facoltà di scelta e possa imparare da sola, stante l’impostazione e l’inserimento dei dati da parte di human beings, chi è l’autore della creazione? E se fosse l’IA stessa, potrebbe essere riconosciuta autrice dell’opera? L’esempio normativo sopra riportato (che sembra porre in correlazione la tutela al parametro della vita umana) riguarda l’ordinamento italiano, ma il dibattito va considerato – sotto varie sfumature – a livello globale. Ebbene, l’IA ha una vita? E se si, quando termina?
Andiamo avanti nella disamina pratica di alcuni esempi. In Giappone, si svolge un interessante concorso letterario (“The Nikkei Hoshi Shinichi Literary Award”) che accetta contributi scritti da human beings e contributi realizzati con il supporto dell’IA. Se questo non fosse sufficientemente sorprendente, nel 2015 si aggiunga che un team diretto da Hitoshi Matsubara della Future University Hakodate, aveva selezionato parole e frasi per un racconto e impostato i parametri di funzionamento dell’IA, per lasciare poi a quest’ultima la “libertà” di impostare ed essenzialmente scrivere il racconto medesimo. Il risultato fece molto scalpore. Da questa collaborazione human being + IA emerse un racconto denominato “The Day A Computer Writes A Novel”, che venne selezionato e ammesso al concorso. Il titolo “The Day A Computer Writes A Novel” suggerisce molto in ordine al riconoscimento delle facoltà in capo a sistemi di IA di realizzare opere.
Premesse, dunque, le incertezze in merito alla protezione e alle modalità di allocazione di diritti su queste creazioni, passiamo ora ad un ultimo interessante caso che ha fatto discutere i maggiori studiosi del settore.
Ci troviamo in Cina, nel 2019, tramite un software denominato Dreamwriter la società Shenzhen Tencent Computer System Co., Ltd. (“Shenzen”) redige un articolo sulla Shangai Stock Exchange e lo pubblica sul proprio sito. L’articolo termina con la seguente affermazione: “This article was automatically written by Tencent Dreamwriter robot”. La Shanghai Yingxu Technology Co., Ltd.pubblicò lo stesso articolo sul proprio sito, suscitando forti reazioni da parte della Shenzen che contestò, inter alia, una violazione del copyright sull’opera prodotta con il supporto del sopra menzionato software. Fu proprio a questo punto che la Corte di Nanshan (Court of Nanshan (District of Shenzhen) 24 December 2019 – Case No. (2019) Yue 0305 Min Chu No. 14010, Shenzen Tencent Computer System Co., Ltd. vs Shanghai Yingxu Technology Co., Ltd.) sorprese tutti, confermando da una parte la proteggibilità dell’opera in quanto rientrante nel novero delle opere letterarie e, dall’altra, l’attribuibilità dei relativi diritti in capo alla società medesima, in quanto l’output finale elaborato dal software risultava strettamente connesso alle scelte creative di coloro che avevano inserito i dati al suo interno.
Come si evolveranno dunque i sistemi di comunicazione? Quanto i sistemi di IA influiranno sul processo creativo? Come faremo a verificare la veridicità di notizie elaborate da sistemi di IA e avere così un confronto in merito al reperimento delle fonti alla base delle creazioni di contenuti? Sicuramente, la possibilità di un dialogo fra l’autore di un contributo e i lettori resta fondamentale, così come è essenziale una gestione intelligente dei nuovi sistemi informatici al fine di mantenere quella empatia comunicativa che risulta alla base di ogni rapporto umano. Per il resto… solo l’evoluzione tecnologica saprà fornirci ulteriori risposte alle nostre domande.