L’Italia alla guida del G20

di Lavinia Giampiccolo

Persone, pianeta e prosperità: sono queste le tre priorità del 2021 che contraddistinguono il G20, il forum internazionale che dal 1999 riunisce le principali potenze economiche del mondo per favorire una cooperazione finanziaria ed economica a livello globale. Tra i Paesi membri più industrializzati figura anche l’Italia, che quest’anno per la prima volta assumerà la presidenza, coordinando incontri istituzionali, riunioni ministeriali, gruppi di lavoro, ecc. Il forum si concluderà il 30 e 31 Ottobre, quando a Roma avrà luogo il vertice dei ministri dell’Economia dei Paesi partecipanti, insieme a quelli di altri Paesi invitati e insieme ai rappresentanti delle principali organizzazioni internazionali e regionali. La presidenza del vertice non è infatti fissa, ma ruota di anno in anno affidando a chi ne assume il coordinamento il compito di organizzare e ospitare incontri e quello di stabilire, di comune accordo con gli altri membri, le tematiche da affrontare.

La presidenza italiana dovrà affrontare in prima linea le tante sfide globali che da un anno a questa parte accomunano e mettono a dura prova la maggior parte degli Stati. È infatti del tutto evidente quanto la pandemia abbia acuito ancora di più le disuguaglianze insite nelle nostre società e svelato problemi già esistenti ma mai emersi con un simile impeto. Per tale motivo il prossimo G20 mette prima di tutto al centro le persone. Uomini e donne che nel corso dell’emergenza Covid-19 hanno dovuto fare i conti con divari sociali ed economici, sistemi sanitari e scolastici fragili e sotto-finanziati, smartworking e digital divide e, come se non bastasse, con la crescente disparità di genere.

Allo stesso modo, il cambiamento climatico e la sostenibilità ambientale rientrano tra i temi trattati o da trattare con sempre maggiore attenzione da parte dell’intera comunità internazionale. È proprio il pianeta ad essere stato scelto infatti come pilastro portante del forum internazionale di quest’anno. L’Italia si pone dunque alla guida di un G20 all’insegna della tutela ambientale, a maggior ragione per aver aderito alla High Ambition Coalition, una coalizione di oltre 57 Paesi che si impegna a realizzare i più ambiziosi obiettivi dell’Accordo di Parigi e proteggere il 30% delle terre e oceani del mondo entro il 2030. Per l’Italia si prospettano opportunità interessanti sotto il profilo delle relazioni internazionali e della stabilità ambientale anche per un altro motivo: quest’anno il Regno Unito assumerà la presidenza della ventiseiesima Conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni unite, detta Cop26, e lo farà in partenariato con noi. Ciò vuol dire che mentre la conferenza avrà luogo a Glasgow, tutti gli eventi preparatori si terranno sul territorio nazionale, compreso il vertice pre-Cop e un evento dedicato interamente ai giovani, lo “Youth4ClimateChange: Driving Ambition”, previsti a Milano per Ottobre. Dunque, Roma e Milano saranno le capitali simbolo del multilateralismo e dell’interconnessione globale. A ciò si aggiunga una notizia risalente a qualche giorno fa che contribuisce ad avvalorare ancora di più la nostra posizione: un rapporto della fondazione Symbola mostra infatti l’Italia come il primo paese in Europa per riciclo di rifiuti (fino al 79%) e la proclama leader europeo nel settore dell’economia circolare.

L’ultimo ma non meno importante elemento, quello cioè della prosperità, rappresenta la realtà che il G20 vorrebbe ottenere una volta finita l’emergenza sanitaria. Esso coincide con l’attuazione di una ripresa veloce ed efficiente a livello globale. Un mondo che non solo dia più spazio a donne e giovani, ma che soprattutto sia più equo e in grado di colmare il divario esistente tra Paesi avanzati e Paesi in via di sviluppo. Un divario messo ancora più in risalto dall’andamento dell’attuale campagna vaccinale. La distribuzione dei vaccini ha infatti esasperato ancora di più le differenti condizioni economiche in cui versano i Paesi, generando una situazione che per il momento ha visto solo quelli più avanzati ottenere le dosi vaccinali disponibili, lasciando indietro quelli in via di sviluppo. Dunque, si vuole guardare al futuro, superare gli strascichi che la pandemia lascerà sul suo corso e ricominciare a crescere.

C’è da dire che nel corso del tempo l’operato e l’efficacia del G20 sono stati oggetto di diverse critiche. Da molti è stato considerato come un organismo poco rappresentativo, poiché molti Paesi, tra cui quasi tutti quelli del continente africano, non ne fanno parte. Altri hanno invece messo in risalto la sua improduttività, dato che, soprattutto in passato, i temi all’ordine del giorno erano molti e rendevano ancora più complessa l’adozione di risposte condivise da parte di Paesi numerosi e tanto diversi tra loro. Tutto questo è stato aggravato dal sopraggiungere di una serie di fattori, come evidenzia l’approfondimento “Il G20 del 2021: il summit “italiano” nell’anno della pandemia” condotto dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI): “Negli ultimi anni accresciute tensioni internazionali tra le grandi potenze, una maggiore sfiducia nei confronti della cooperazione internazionale e la crescita di populismi e nazionalismi all’interno dei singoli Paesi hanno reso sempre più difficile la ricerca di soluzioni multilaterali alle sfide globali.” Senza dubbio, il G20 non è esente da malfunzionamenti dovuti alla sua stessa struttura, ma rimane tutt’oggi uno dei migliori strumenti che l’ambito delle relazioni internazionali ha a disposizione per far dialogare e collaborare le principali economie mondiali su temi di primario rilievo, come la crisi sanitaria ed economico-sociale che stiamo affrontando nell’ultimo anno.

Un’agenda fitta di impegni ambiziosi quella della diplomazia italiana, che può rappresentare una preziosa opportunità per assumere un ruolo centrale e strategico nella dinamica dei  nuovi rapporti internazionali (resi ancora più interessanti dalla recente elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden) e mostrare l’immagine di un’Italia sostenibile, collaborativa, in prima fila nel promuovere un’azione globale compatta in termini sociali, ambientali, sanitari ed economici che faccia uscire, anche se a piccoli passi, il mondo da quest’anno di particolare incertezza.