L’overload informativo e i suoi rischi

di Giovanni Orsina

Dal punto di vista del governo di una società avanzata, che è il punto di vista obbligato di una School of Government, l’overload informativo del quale parla nel suo editoriale Francesco Giorgino rappresenta un problema macroscopico.

Il governo di una società avanzata ha bisogno di tempo, concretezza e – lo dico sfidando l’impopolarità – anche di una certa opacità. Ha bisogno di tempo perché progettare un intervento pubblico, realizzarlo, valutarne gli effetti, correggerne gli eventuali errori è un lavoro quanto mai lungo e complesso. Si pensi ad esempio a una riforma scolastica: perché il processo si compia occorrono non anni, ma lustri. Ha bisogno di concretezza perché tocca equilibri e interessi reali: bisogna avere dati ricchi e affidabili, saperli interpretare, e possedere le competenze tecniche necessarie per capire dove e come intervenire. Infine ha bisogno di almeno una certa misura di opacità perché governare significa gestire potere, raggiungere compromessi, contemperare interessi, scontentare molti e talvolta, per colmo di paradosso, scontentarli oggi per poterli meglio accontentare domani (ma vaglielo a spiegare…). E tutto questo è molto più difficile farlo se si vive sotto i riflettori ventiquattr’ore su ventiquattro.

Ora, l’overload informativo toglie tempo al governo perché accelera enormemente il passo del dibattito pubblico e dei processi politici. Gli toglie concretezza perché moltiplica le rappresentazioni e le mette caoticamente in conflitto l’una con l’altra, delegittima le competenze tecniche, esaspera il conflitto politico, teatralizzandolo. La crisi contemporanea, come ha detto di recente molto acutamente Barack Obama, è epistemologica. Infine, l’overload informativo accende i riflettori ventiquattr’ore su ventiquattro. Con la lungimiranza che è data agli artisti, aveva già capito tutto Bill Watterson nel 1995: così facendo, stiamo realizzando il sogno di un bambino di sei anni.

 

Lamentarsi di questa situazione, d’altra parte, è privo di senso: questo è il mondo che ci è toccato in sorte e questo dobbiamo gestire. Pensare di tornare indietro nel tempo, arrestando il flusso informativo, è probabilmente impossibile, di certo assai pericoloso. Quel che possiamo fare – quel che una School of Government può fare – è educare gli studenti a osservare i fenomeni, a comprenderli in profondità e a sfruttarne le potenzialità e limitarne i danni. La politica, del resto, è la capacità di costruire col materiale che si ha a disposizione: statista è chi sa trasformare i pericoli in opportunità, i problemi in soluzioni.

Per tutte queste ragioni  – accanto ai corsi in studi europei o internazionali, in public management o gestione delle amministrazioni locali e delle assemblee elettive – il Master in comunicazione e marketing politico e istituzionale non può che occupare una posizione centrale nell’offerta formativa della School of Government. E per questo, come direttore della SoG, non posso che salutare con immenso piacere la nascita di MICS. Questo sarà il luogo nel quale, insieme agli studenti, la Scuola potrà sviluppare una riflessione ampia e approfondita sulle sfide dei nostri «tempi interessanti». Questo sarà il luogo nel quale ragioneremo di come i pericoli dell’overload informativo possano essere trasformati in opportunità di governo. Sperando che tutto ciò contribuisca a formare gli statisti del futuro.