Servono manager della comunicazione pubblica digitale

di Francesco Di Costanzo (Presidente di PA Social)

Basterebbe prendere in considerazione gli ultimi avvenimenti in ordine di tempo, dal caso Trump alla vicenda WhatsApp, per capire come il 2020 sia stato l’anno del “salto in alto” della comunicazione digitale e di come il 2021 sarà, molto probabilmente, quello della sua consacrazione definitiva in quanto paradigma.

Il digitale e i suoi molteplici utilizzi non sono certo una scoperta degli ultimi mesi, così come i social network e le chat, considerati nuovi anche se ormai da tempo sono parte integrante del nostro vissuto quotidiano. Tuttavia, la pandemia ha acceso i riflettori sulle opportunità di queste infrastrutture, a partire da quelle inerenti la comunicazione. A tutti i livelli: di massa, personale, di gruppo.

Si sono modificate le nostre abitudini, il nostro modo di lavorare, le nostre relazioni. Ci stiamo muovendo verso una nuova normalità che ancora non conosciamo del tutto, ma che avrà il digitale tra i protagonisti e le piattaforme tra i fattori più in primo piano nella determinazione del presente e del futuro: da Facebook a Twitter; da Instagram a TikTok; da WhatsApp a Telegram; da LinkedIn a YouTube; da Messenger a Snapchat fino all’emergente Signal, senza considerare quelle adoperate per il “live social”, per il lavoro come Meet, Zoom, Teams, Streamyard, Webex, Adobe Connect, solo per citare le più utilizzate.

Una rivoluzione è una rivoluzione. Non comincia oggi, anche se si ha l’impressione di essere stata messa al centro dell’attenzione collettiva (e non solo degli addetti ai lavori) proprio in concomitanza dell’emergenza pandemica. Un’emergenza che comporta difficoltà enormi da superare, ma anche opportunità da sfruttare. Elementi non da stigmatizzare e condannare per tornare indietro, ma da monitorare e affrontare trovando le soluzioni più adatte per procedere verso il futuro nel miglior modo possibile. La nuova normalità non potrà che avere il digitale al centro. Non è solo una questione tecnologica. È prima di tutto un passaggio culturale e antropologico.

In questo contesto anche i più distratti hanno capito quanto sia fondamentale saper utilizzare al meglio gli strumenti digitali, quanto sia opportuno puntare sulle competenze e far crescere nuove professionalità, quanto convenga sviluppare un “pensiero digitale”, sia nel settore pubblico sia in quello privato. E’ fin troppo evidente, soprattutto per la pubblica amministrazione che ancora oggi non prevede un ruolo e un riconoscimento specifico in tal senso, l’urgenza della istituzione della figura del manager della comunicazione digitale. Figura integrata e integrabile con quelle più tradizionali del giornalista e del comunicatore pubblico. Una figura fondata su competenze multidisciplinari: dalla gestione dei canali web, dei social e delle chat al team working e al team building; dalla elaborazione di strategie all’analisi, all’utilizzo e alla comunicazione dei dati; dalla gestione del design e del settore visual all’organizzazione di eventi digitali; dal live management al video making; dalla lotta alla disinformazione alla gestione del dialogo e dell’interazione con i cittadini, quest’ultimo step aggiuntivo di qualità (ormai) fondamentale per un lavoro efficace e completo.

Siamo fortunati. Il nostro Paese è molto avanti sul piano delle buone pratiche, mentre non lo è -anzi deve recuperare il troppo tempo perduto- sul piano della creazione di un modello organizzativo capace di trasformare la straordinarietà in ordinarietà. Nel percorso formativo del Master in Comunicazione e Marketing politico e istituzionale e in particolare nel modulo in Comunicazione pubblica digitale affronteremo queste tematiche, analizzando tante positive esperienze maturate in tutta Italia.

La comunicazione digitale è al centro del mondo, come mai prima. Sarebbe un peccato non sfruttare questa opportunità. Per tutti. Non solo per la pubblica amministrazione.