Attraverso il caleidoscopio…
di Angelo Terracciano
Come funziona un caleidoscopio
All’interno di un caleidoscopio si trovano, disposti alla rinfusa, tanti piccoli oggetti colorati che, attraverso un articolato gioco di specchi, sono in grado di formare immagini simmetriche in grado di suscitare ancora oggi non solo la fascinazione dei bambini, ma anche quel senso di serenità che l’ordine geometrico spesso produce nella mente di tanti adulti.
Esiste poi una variante interessante del caleidoscopio, chiamata taumascopio, in grado di riprodurre lo stesso effetto ottico utilizzando non più i piccoli oggetti colorati della versione tradizionale, ma le immagini del mondo circostante, filtrate e riflesse da una lente collocata all’estremità opposta a quella dalla quale osserva lo spettatore.
Ci sono due aspetti estremamente importanti nel funzionamento di questi dispositivi sul piano simbolico:
- prima di tutto, ed è ciò che desta maggiore meraviglia in chi li utilizza, anche piccolissimi movimenti sono in grado di modificare completamente l’immagine prodotta dagli specchi;
- in seconda battuta, occorre sottolineare che in entrambe le varianti l’osservatore gioca un ruolo attivo, che sia quello di ruotare il tubolare per generare le figure oppure quello di orientare lo sguardo per inquadrare ciò che lo circonda e creare autonomamente il proprio gioco geometrico.
Le scienze sociali come caleidoscopio
Da studiosi e prima ancora da appassionati della comunicazione ci piace pensare che le scienze sociali possano essere, in qualche misura, una lente che ci permette di decodificare la complessità del reale, scandita da trasformazioni sempre più frequenti e da fatti sociali di diverse portate.
Questa è, peraltro, una delle ragioni che ha portato alla nascita di un percorso di studi che fa dell’interdisciplinarietà un elemento essenziale e che pone al centro le dinamiche di confronto e scontro che avvengono all’interno del modello MICS, ovvero le continue ibridazioni che riguardano i sistemi del marketing, dell’informazione e della comunicazione.
Il Master alla prova della complessità
Le sfide di una nuova edizione
Si è aperta nei giorni scorsi la Terza edizione del Master di Secondo Livello in Comunicazione e Marketing politico e istituzionale, che pone le sue radici nell’impianto disciplinare delle prime due edizioni ponendosi allo stesso tempo l’obiettivo ambizioso di rafforzare ulteriormente ciascun’area tematica grazie al contributo dei più autorevoli rappresentanti accademici.
Se però l’approccio scientifico che caratterizza questo percorso di studi è ormai consolidato, non lo è affatto il contesto sociale, culturale, istituzionale e comunicativo al quale dobbiamo applicare le nostre lenti. Seppure distanziate di soli dodici mesi, le due precedenti edizioni del Master hanno preso vita in momenti estremamente diversi tra loro, fasi differenti di uno stesso “fatto sociale totale” che ci sta abituando ad una condizione di mutamento quasi costante e in ogni caso sempre più frequente.
La consapevolezza di questa condizione ci ha aiutato a comprendere come si possa sottoporre lo stesso impianto disciplinare a sollecitazioni anche molto eterogenee, riuscendo infine a comprendere e ricostruire l’equilibrio dinamico tra diversi sistemi e attori sociali, ritrovando l’ordine nella complessità in maniera estremamente simile a ciò che accade, appunto, quando si utilizza un caleidoscopio.
Alle porte del metaverso…
Lo studente/studioso diventa quindi colui che tiene in mano questo strumento e ha la possibilità di contribuire, ruotandolo o cambiando la propria angolazione, a fornire nuove chiavi di lettura e individuare nuove geometrie della comunicazione e del marketing.
Non è un caso se, tra i tanti concetti che hanno alimentato e continueranno ad alimentare il desiderio di ricerca del network di questo Master, ci sono sicuramente quello di infosfera, caro a Luciano Floridi, e quello di Platform Society, coniato da van Dijck, Poell e de Waal. Questi due modelli teorici, al pari della celebre teoria della modernità liquida di Bauman, sono in grado di rappresentare la contemporaneità nella piena consapevolezza della sua continua mobilità e ci interpellano rispetto alle sfide che ci attendono: dove, quando e come si articoleranno le relazioni comunicative del prossimo futuro?
Nel 2022, alle porte del metaverso, la risposta non è affatto scontata.